La pellicola, presentata al Toronto International Film Festival, ha avuto il favore della critica, aggiudicandosi il podio tra i migliori film horror psicologici e disturbanti degli ultimi anni.
Tratto dal romanzo di August Derleth, il film segue la storia di un gruppo amici che, dopo la morte di uno di loro, decidono di partire per un viaggio commemorativo nella natura scandinava. Per colpa di un incidente i quattro si ritrovano nel profondo della foresta dove aleggia ancora un vecchio male della mitologia norrena.
David Bruckner torna a dirigere un horror dalle atmosfere cupe e inquietanti che, seppur con molte somiglianze ad altri film del genere, riesce a regalare 90 minuti di pura suspense e spavento.
Vari richiami a The Blair Witch Project (film del 1999 di Eduardo Sánchez e Daniel Myrick), ma nonostante ciò riesce a rimanere un prodotto originale, grazie soprattutto alla consolidata qualità della tecnica made in Netflix.
Incredibile il lavoro della fotografia e l’aspetto spettrale della fitta foresta regala sussulti a non finire, specialmente di notte.
Ottima anche la colonna sonora di Ben Lovett (uno dei membri dei Mumford and Sons).
Convincente il cast di attori che riescono a completarsi a vicenda, soprattutto dal punto di vista caratteriale dei personaggi. Bella sorpresa trovarsi un ingrassato Sam Troughton nel suo primo film.
La cupa ambientazione genera un sano terrore, grazie anche alla selvaggia bellezza del bosco scandinavo e alle giuste riprese.
Inaspettato il finale.
Mentre l’entità del bosco non era poi così spaventosa una volta svelata per intero, questo a rinforzare la tesi che per creare un buon film horror non hai bisogno di mostri.
In sintesi: un horror avvincente con un’atmosfera inquietante ed ansiogena. Disagio assicurato per tutti i novanta minuti.
Voto: 7
L’eccezione alla apparente regola “i film di Netflix fanno schifo”?
Dici? 🙂 non concordo in pieno
Per i pochi che ho visto perlomeno ^^”